venerdì, gennaio 31, 2014

giardinorto

Mentre continua il maltempo, chiusa in casa, penso a come sfruttare la veranda e il giardino di casa. Sono arrivata alla conclusione che farò un giardinorto. Perché avere solo i fiori in casa, e non anche piante di ortaggi? 
Ho individuato un'aiuola che ha tutta l'aria di essere stata trascurata negli ultimi anni. Prendo in mano paletta e secchiello e giochiamo con la terra.

Preparazione aiuola
Nell'aiuola c'è dentro un po' di tutto. Gerani, gli unici che riconosco in mezzo a varie erbe, simpatiche, ma poco curate. 
Ho intenzione di svuotarla e riempirla di nuova terra per poi seminarci degli ortaggi, deciderò poi quali. 
Quindi inizio a svuotarla, sposto i gerani in un vaso per poterli poi spostare nel balcone o in zone più soleggiate della veranda,  per il resto si tratta di infestanti, o bulbi dei quali mia zia ha riempito il giardino di casa, grazie alla Bakker! 
Togliendo la terra la metto comunque in un secchio perché posso sempre mischiarla ad altro terriccio. Per fare in modo che questa terra ritorni produttiva uso l'humus della compostiera. Setaccio la terra della compostiera, verifico che abbia un buon profumo di bosco e che non vi siano pezzetti di plastica, o altri materiali  non degradabili. Controllo che ci siano, abbondanti, i vermi della terra. Anche grazie alla loro attività, la terra può dirsi fertile. Sul fondo dell'aiuola dispongo dei sassolini di fiume, alla terra aggiungo anche della sabbia.

Intanto nel semenzaio
Mentre nella terra, i miei belli (ovvero quei simpatici vermoni rosso-marrone) fanno il loro fondamentale lavoro, nel semenzaio hanno fatto la loro comparsa i germogli dei pomodori.


Immagino che Dio abbia provato una soddisfazione maggiore con l'uomo, io mi accontento dei semi di pomodoro, anche se fanno tutto loro, io al massimo innaffio.
Ora devo solo aspettare che le piantine raggiungano un'altezza di dieci quindici centimetri, per fare poi il trapianto nell'aiuola. Ho anche pensato che metterò dei tutori verso il basso, perché l'aiuola si trova a un metro d'altezza. 
Nella stessa aiuola ci metterò il basilico, perché il pomodoro cresce più saporito quando ha vicino la sua erba aromatica preferita. 
Il trasferimento delle piantine, potrebbe avvenire già a fine Marzo. 
Veder spuntare e crescere le piante è sempre meraviglioso, sono un po' romantica o forse è il pre-mestruo. Magari con poche gocce risolvo!

giovedì, gennaio 30, 2014

la campagna



Siamo consumatori di cibo.
Per Consumo Consapevole, si intende il prendere coscienza della necessità di acquistare prodotti che riducano al minimo le cause della sottoalimentazione e dei danni inferti all'ambiente, valutando, nel contempo, la sofferenza che talune scelte e abitudini infliggono agli altri animali.

Questa introduzione è per presentare un'idea: avviare, nella campagna di Tortolì, un progetto di riqualificazione di terre incolte e abbandonate. 
Mio nonno era un contadino, coltivava, con la mia famiglia, due ettari di terreno nella zona agricola nel comune di Tortolì, nei pressi dello stagno. Poi mio nonno è venuto a mancare. Alla mia famiglia è venuto a mancare chi sapeva progettare l'orto e curare le piante. Ora la terra è abbandonata del tutto. 

Questa cosa mi spezza il cuore. Per il momento mi serve un piccolo contributo per avviare il primo ciclo colturale primavera/estate 2014. Ho già seminato alcune colture invernali, come spinaci, patate, aglio, piselli e fave, per prendere confidenza con il terreno e le colture.

Le scelte individuali possono trasformarsi in grandi cambiamenti collettivi. Per il futuro di tutti noi.
Per questo ho bisogno di un piccolo aiuto, da parte di tutti quelli che hanno a cuore queste tematiche. Non è importante la cifra, è importante esserci.



Potrai seguire sempre i lavori nell'orto attraverso il blog, l'orto sarà un luogo aperto per tutti quelli che lo vorranno.



Vi aspetto!


mercoledì, gennaio 29, 2014

non avrai altra terra all'infuori di me

- AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH! Non c'è più benzina!! 
- Vai a comprarla.
- Non posso, è finita pure quella del distributore, è finito il petrolio!
- AAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!

Questo dialogo avverrà prima o poi. E lo sentiremo in una cittadina italiana. Perché proprio in Italia? Perché il nostro governo non fa niente per affrontare in modo programmatico le cose, ma aspetta sempre che il fenomeno abbia proporzioni catastrofiche, ovvero quando ne subiamo le conseguenze. 
Ma parliamo d'altro.
Il petrolio prima o poi finirà e questo lo sanno tutti. La conseguenza peggiore, della fine del combustibile fossile, sarà lo svuotarsi degli scaffali dei supermercati. Finché si tratta di diritti civili degli omosessuali, basta un gay-pride, la notizia a fine TG, un hashtag simpatico, e il lunedì si riprende con il solito tran-tran. Ma se milioni di individui hanno fame, è più difficile tenerli buoni. 
Per questo i governi di alcune nazioni da anni promuovono l'auto-produzione alimentare e non solo.
Gli interventi che i governi, da qualche anno, intraprendono quasi ovunque sono:
  • Incoraggiare la produzione ed il consumo del cibo locale offrendo supporto alle strutture a questo scopo necessarie come i mercati contadini (farmers' market).
  • Inserire all'interno del sistema di gestione dei rifiuti installazioni per la raccolta dei residui di cibo da convertire in compost, biogas e mangime animale, da fornire a contadini e allevatori locali.
  • Richiedere che una percentuale minima degli acquisti di cibo per scuole, ospedali, basi militari e carceri sia approvvigionata entro un raggio di 100 km.
  • Creare una normativa sulla sicurezza alimentare in base alla scala di  produzione e distribuzione, in modo che un piccolo produttore che vende i suoi prodotti direttamente non sia soggetto alle stesse onerose regole di una multinazionale. 

Dal 2008 si è iniziato a parlare di transizione agroalimentare, ovvero le aziende agricole devono riconvertire la loro dipendenza dai combustibili fossili. Devono rivolgersi anche a un mercato interno, non solo puntare sulle esportazioni. Puntare ad essere autosufficienti per quanto riguarda i beni di prima necessità. L'approvvigionamento di cibo di una comunità, non può dipendere in modo massiccio dalle importazioni, col rischio appunto di penuria dello stesso, in caso di crisi energetica. 
Le grandi multinazionali sono ovviamente molto grate alla globalizzazione, ha portato abbondanza sulle nostre tavole, e nelle loro tasche, ma oggi è la stessa che ci fa perdere i posti di lavoro. Ce ne freghiamo dei lavoratori del Bangladesh, perché vogliamo comprare le magliette a 5 euro. Ma se nostro padre perde il lavoro per lo stesso motivo (perché la multinazionale vuole risparmiare) ce ne lamentiamo, e giustamente.
Col cibo è successa la stessa cosa. L'Europa, ma anche USA e Cina, hanno esportato in tutto il mondo il modo di produzione agricola basato sulla produzione intensiva di una coltivazione sola, con conseguenze gravissime sul clima, e sulla vita delle persone dei Paesi colonizzati.
Oggi ci accorgiamo che per mangiare melanzane a Gennaio dobbiamo pagare un prezzo troppo alto, non è più sostenibile questo modo di consumare.

In Italia queste tematiche non le porta avanti il governo, troppo occupato a discutere di leggi elettorali, e di cosa, boh?! Questo governo è in carica da un anno, e non ho ancora capito cosa ha fatto, se non togliere e mettere l'imu tre volte. 
Ma parliamo d'altro.
Come per molte cose nel nostro paese, i cambiamenti avvengono grazie alle persone comuni. Tematiche quali sostenibilità, cibo prodotto biologicamente, auto-produzioni, mercatini di quartiere, le portano avanti amministrazioni comunali illuminate o GAS oppure associazioni ambientaliste. Slow-food per esempio, nasce dall'associazionismo arci, da un gruppo di amici che aveva e ha a cuore il cibo buono e locale.

Questo non è catastrofismo, ma consapevolezza. In futuro ci litigheremo un pezzo di pane? L'importante è che siate stati voi a farlo. Comunque dipende da noi, possiamo ancora cambiare se usiamo la testa per fare la spesa. Per carità, basta fragole a Dicembre, se non vengono dal vostro orto! 


lunedì, gennaio 27, 2014

non si butta via niente

In agricoltura biologica, i modi per nutrire il terreno sono due, con il letame oppure con il compost. Nel mercato si trovano sia l'uno che l'altro, ma vuoi mettere la soddisfazione di farti il compost in casa? Perciò da oggi non si butta via niente

Le piante hanno bisogno di azoto, fosforo e potassio, glielo si può fornire tramite la chimica, così come noi prendiamo le medicine quando siamo carenti di qualcosa, oppure glieli forniamo naturalmente.
Una delle prime cose che ho letto nel libro "Il mio orto biologico" è stato il capitolo che parla del compostaggio, e di come restituire al terreno, gli elementi di cui si nutrono le nostre colture. Sembra facile, in tre mesi potrai già avere i primi risultati. Allora cerchiamo la compostiera più adatta, qua un articolo completo di diverse compostiere reperibili sul mercato. Ma passeggiando nel web, ho trovato la compostiera definitiva, questa:


Con tanto di tutorial per potersela costruire. Nessuna compostiera vi piacerà più!
Al momento di iniziare a compostare ci chiediamo delle cose.
Cibo cotto si o no? Anche se verdura? Frutta si sempre? E i semi? Ho visto spuntare una pianta dalla mia compostiera, è possibile?
Il processo di compostaggio si svolge in due fasi:

  • bio-ossidazione: è caratterizzata da intensi processi di decomposizione delle componenti organiche più degradabili, induce un innalzamento termico tale da consentire l'igienizzazione della massa;
  • maturazione: questa fase, caratterizzata da ulteriori processi di trasformazione della sostanza organica e dalla formazione di sostanze umiche, permette la stabilizzazione e la maturazione del compost.

Il compost viene definito ammendante perché migliora le caratteristiche fisiche del terreno. Viene fatta un ulteriore distinzione a seconda delle materie usate per ottenerlo. Se è fatto solo di verde, oppure se è fatto da rifiuti organici degli RSU.

Se il compost non è maturo puzza, basta farlo arieggiare rivoltandolo fino a quando non perde l'odore sgradevole. Cosa possiamo compostare? Gli scarti non cotti della cucina, ovvero quello che rimane quando puliamo frutta e verdura. Niente croste di formaggio o avanzi di cibo che possano fare gola a piccoli roditori. La carta e il cartone se non hanno adesivi o altre plastiche. I fondi del caffè, e le bustine di te. I resti delle potature solo se ridotti in piccoli pezzi, se troppo grossi è meglio di no. Lo sfalcio dei prati sì. Sì anche per aghi di pino e foglie secche.
Nei mesi invernali la decomposizione rallenta, riprende velocità in primavera. Dobbiamo anche verificare il grado di umidità, prendiamo una manciata di compost, lo premiamo tra le mani e vediamo se si disfa o se perde acqua. Se ne perde troppa aggiungiamo materia secca, se è secco lo innaffiamo.

Per approffondire: Yes, we compost!
Voi avete dei trucchi per compostare? Lo fate da tanto?

domenica, gennaio 26, 2014

Una messicana nana

C'era una volta l' Euphorbia Pulcherrima, ella era originaria del Messico, e la sua famiglia abitava intere colline. Alcuni membri della sua famiglia raggiungevano i due metri d'altezza. Il loro colore rosso incantava chiunque passasse per il Messico. Euphorbia viveva felice con la sua famiglia, appena germogliata guardava dal basso i suoi fratelli, già molto cresciuti, e anche lei non vedeva l'ora di raggiungere i due metri. Anche i suoi genitori riponevano grandi aspettative in lei. Per la giovane pianta, il Messico, era il paese ideale dove nascere, vivere e crescere. Clima mite, sole splendente, ma grado d'umidità perfetto, per non soffrire la sete. Tutto scorreva bene, Euphorbia cresceva, come nel migliore dei mondi possibili.


Ma un giorno, passò di li Joel Robert Poinsett, ambasciatore degli Stati Uniti in Messico. Joel Robert Poinsett vide questa pianta e ne rimase folgorato, un giorno che viaggiò fino a Taxco e visitò la Chiesa di Santa Prisca, ornata appunto con la Euphorbia, anche detta stelle di Natale. Joel vide Euphorbia e fu amore. Non ci fu niente da fare, Joel non pensava ad altro, non dormiva più, non mangiava più. La vita per lui non aveva più senso senza Euphorbia. Joel confessò il suo amore alla giovane pianta, peccato però, che l'amore non era corrisposto, ed Euphorbia proprio non ne voleva sapere, di trasferirsi lontano dalla sua famiglia, e dai suoi fratelli che lei amava tanto. Ma non ci fu niente da fare.

Al rifiuto di Euphorbia, Joel si infastidì non poco, la sradicò con forza e la chiuse in un sacco, portandola via con se.
La portò nella sua casa, nel villaggio di Greenville, nella Carolina del Sud, per coltivarla nelle serre, per poi diffonderla tra gli amici orticoltori e farla conoscere a molti giardini botanici degli Stati Uniti e dell'Europa. Euphorbia non fu più la stessa, inizio a soffrire il freddo, la fame, e la sete. Venne sottoposta a dei trattamenti con ormoni chimici artificiali per nanizzarla, smise di crescere. Non divenne più alta di cinquanta centimetri. 
Dovette dire addio al sogno di diventare alta come i suoi fratelli. Visse per soli tre anni, sognando il Messico e odiando Joel Robert Poinsett.

Euphorbia (anche detta stella di natale), negli Stati Uniti e negli altri paesi anglofoni, è chiamata Poinsettia Pulcherrima, in onore e ricordo di Poinsett, oltre il danno, la beffa.

Ho preso in affido una giovane Euphorbia, ho letto diversi modi, secondo i quali, è possibile coltivarla e farla tornare ad essere un arbusto di almeno due metri. Euphorbia ti vendicherò!

Voi cosa fate? Le salvate le stelle di natale?

giovedì, gennaio 23, 2014

una marmellata, una gelatina e un mandarinetto

Quando le giornate sono piovose e fredde e non si può mettere il naso fuori di casa, allora è il momento giusto per consumare i prodotti dell'orto, per esempio arance e mandarini. Sono fortunata ad avere diverse piante che mi forniscono dei meravigliosi frutti. Se avete un pomeriggio libero, procuratevi delle arance o dei mandarini e scegliete come consumarli


Coi mandarini preparo una gelatina, oppure il mandarinetto, sono entrambe ricette semplici, di facile realizzazione. Per il mandarinetto usiamo:
  • la scorza di quattro mandarini 
  • 250 ml di alcool, 
  • 300 ml di acqua
  • 230 g. di zucchero.
Laviamo i mandarini, prendiamo le scorze, solo la parte arancione, mi raccomando. Mettiamole a macerare in 250ml. di alcool e mettiamole in un luogo al riparo dalla luce e al fresco, per circa dieci quindici giorni. Trascorso questo tempo, filtriamo l'alcool, scaldiamo l'acqua sul fuoco e sciogliamoci lo zucchero. Facciamo raffreddare lo sciroppo nel quale verseremo l'alcool filtrato dalle scorze. Mescoliamo bene, travasiamo in bottiglie pulite e conserviamo in frigo. Possiamo berlo dopo qualche giorno.
Per la gelatina di mandarini uso la ricetta del blog un tocco di zenzero. Ed è questa:


  • succo di mandarino ml 125 (circa 4)
  • zucchero grammi 60
  • fruttapec 1 cucchiaino abbondante, io uso l'agar-agar stesse dosi.

Spremere bene i mandarini, fino ad ottenere circa 125 ml di succo. Potete filtrare il tutto se non volete ritrovare semini. Mettere in una casseruola, aggiungere l'agar-agar, lo zucchero e portare a leggero bollore. Proseguire la cottura per circa 5 minuti, mescolando regolarmente.
Fare la prova del piattino come per la cottura della confettura. Se dovesse risultare ancora leggermente liquida cuocere ancora per qualche minuto.
Trasferire in un barattolo di vetro e far raffreddare. Il giorno dopo si può già mangiare.
  
Ma se preferiamo le arance ai mandarini? Oppure se abbiamo solo una produzione di arance, cosa facciamo?

Anche le arance hanno mille usi, a parte la spremuta quotidiana, possiamo preparare diversi tipi di marmellate. Se si cerca nel web la proposta di ricette è davvero vasta. Anche i metodi di realizzazione sono diversi. C'è chi le fa macerare in acqua per tre giorni cambiando l'acqua ogni giorno, chi te le fa sbucciare tenendo solo la parte arancione delle scorze. Chi aggiunge gli aromi, dalla vaniglia, ai semi di coriandolo passando per il cardamomo, oppure tutte queste insieme. Anche sulle quantità di zucchero, le ricette, raramente sono concordi.
Io ne ho provato diverse, quella che mi è ha dato più soddisfazione è questa.
Prendo un chilo di arance, le taglio a fettine sottili e le metto in ammollo in un litro d'acqua per 24 ore.
sbucciare le arance salvando le scorze

Pelare ulteriormente l'arancia

tagliare l'arancia a fette

ripulire le scorze dal bianco e metterle in acqua con le fette d'arancia per 24 ore

Passate le 24 ore, vanno bene anche 30 ore, basta non superare le 48 ore, metto il tutto a bollire, aggiungendo circa 700 g. di zucchero. Metto poi il succo di un limone oppure del fruttapec per fare addensare la marmellata, per le dosi consultate le istruzioni della confezione di fruttapec. Dopo trenta quaranta minuti di cottura, faccio la prova del piattino, metto una goccia di marmellata in un piattino, aspetto che si freddi, e verifico il grado di inclinazione che deve avere il piattino per farla scivolare. Il rapporto tra il grado di inclinazione del piattino è dirattemente proporzionale alla consistenza della nostra marmellata.
Sto scherzando! Dopo trenta minuti di cottura, la marmellata è pronta e basta. Ricordiamoci di sterilizzare i vasetti di vetro e i tappi, basta farli bollire quindici minuti in acqua. Una volta che li riempiamo, tappiamo e mettiamoli a testa in giù fino a raffreddamento.
Mi incuriosisce anche la ricetta di cucina naturale. Ma non l'ho ancora provata, se qualcuno di voi la prova, poi mi fa sapere?
Gli ingredienti sono:
  • 1 kg di arancia
  • 4 limoni
  • 800 g di zucchero (io ne metterei di meno, 600 g.)
  • 1 bicchierino di rum
  • 1 pizzico di noce moscata
  • 1 pizzico di sale
Come procediamo.
1 Lessate tutte le arance e due limoni interi, fino a quando la forchetta non penetra facilmente nella buccia.
2 Scolate gli agrumi e metteteli per 24 ore a mollo in abbondante acqua fredda.
3 Tagliate le arance e i limoni a fette sottili ed eliminate i semi. Sistemateli in una pentola e aggiungete il succo degli altri 2 limoni, lo zucchero, la noce moscata, il sale.
4 Lasciate cuocere la marmellata mescolando spesso: dovrà aver raggiunto un aspetto gelatinoso e trasparente.
5 Unite il rum, mescolate e invasate la marmellata caldissima in quattro barattoli da 250 g. Chiudete bene, capovolgete i barattoli e lasciate raffreddare.


mercoledì, gennaio 22, 2014

giardinaggio domestico

 
 

Sono in pochi a non saperlo, ma negli ultimi anni non c'è aiuola in città che non sia coltivata, è diventato normale, vedere i pomodori pendere dal balcone del vicino del piano di sopra. Intere aree di verde pubblico sono coltivate da volenterosi cittadini, l'attività dei quali prende il nome di agri-civismo. Così viene definito, il neologismo, dalla Treccani.

Agri-Civismo Neologismi (2008)
agri-civismo s. m. Impegno civico a tutela delle aree verdi urbane. ◆ Il «Bioregionalismo» - l’idea che l’urbanistica debba seguire la logica dei fattori naturali - preconizzato dal biologo Patrick Geddes, può servire da modello di riferimento urbanistico, così come l’«agri-civismo» - la possibilità di preservare le aree verdi delle città facendole «appartenere» all’abitato, quindi responsabilizzandone la salvaguardia - può generare un nuovo impegno civico.
 
Ma non è di orti diffusi, o collettivi che volevo parlare. Ma dei vostri orti in balcone o in vaso, di quei micro orti in casa che vivono in simbiosi con noi, tanto che per curarli usiamo attrezzi nati per altri usi. In un monolocale dove ho vissuto ci abbiamo portato dentro almeno due sacchi da 20 chili di terra, ne abbiamo riempito contenitori e insalatiere della cucina. Ci sono una serie di utensili per il giardinaggio domestico quali: coltelli e cucchiai che spariscono dal cassetto delle posate, piatti che diventano sottovasi, bottiglie di plastica che diventano innaffiatoi, portauovo di cartone che si prestano da semenzaio. Per non parlare dei semi in dispensa, io quest'anno ho seminato le lenticchie che avrei dovuto mangiare a capodanno! Questa primavera userò invece i semi di lino che ho in dispensa per il pane. Ma ho letto che tengono lontana la dorifora dalle patate, quindi il lino mi aiuterà nell'orto.
Il sito “Fatti per Coltivare” descrive il progetto di Simone Simonelli e Stefano Citi. Gli stessi, così descrivono il loro progetto:

Noi vogliamo aprire una finestra su questo mondo. Vogliamo creare un bacino di informazione aperto a tutti. Per usare la terminologia informatica, un sistema open source, cioè di partecipazione diretta dell’utilizzatore. Un luogo che raccolga un vasto assortimento di tecniche, metodi ed istruzioni sul come costruire ed utilizzare certi utensili specifici per il giardinaggio domestico. Siamo interessati a conoscere i vostri utensili da giardino, gli oggetti ai quali siete più affezionati, autoprodotti, costruiti o ereditati da vostro padre, quel vecchio cucchiaio che usa la nonna per i gerani, quella bottiglia di plastica forata che fa da perfetto annaffiatoio.

Se parliamo di utensili ereditati, a me son capitate le pistole di legno d'ulivo per fare le postarelle per seminare, ma vanno bene anche per il trapianto delle piantine.

Voi avete degli oggetti di casa che prestate alla voglia di giardinaggio?

martedì, gennaio 21, 2014

Come costruire un semenzaio da balcone

Come soddisfare questa voglia di giocare con la terra? Anticipiamo la coltivazione di melanzane e pomodori in semenzaio, non avete il semenzaio?! Provvediamo subito con poche e facili mosse costruiamo un semenzaio da balcone.

melanzana e pomodori in semenzaio

L'inverno è iniziato da appena un mese e già non ne possiamo più. Scalpitiamo, abbiamo voglia di seminare, veder spuntare piantine. Stare all'aria aperta, goderci timidi raggi di sole. Questo inverno poi, non propriamente rigido, ci mette ancora più fretta. Ci piacerebbe vedere le nostre piante risvegliarsi, global warming chi?
Invece, alla faccia nostra, le nostre piante se la dormono ancora.

Come costruire un semenzaio.
Procuriamoci una cassetta di legno da frutta, con le sponde alte se possibile. Oppure una scatola di plastica, come quelle per fare ordine nelle camere dei bambini.

Poi ci procuriamo un pezzo di polionda in polipropilene leggero, si taglia col taglierino, si può anche piegare, è un materiale facile da trovare lo vendono i negozi di bricolage. Lo prendiamo della misura della cassetta, larghezza per profondità aggiungendo alla profondità, quattro cm. da una parte e quattro cm. dall'altra, insomma otto centimetri in più. Se la cassetta è profonda trenta cm. diventerà di trentotto centimentri.

foglio di pvc piegato dietro e davanti

dietro lo fissiamo con due viti per parte
Tagliare questi fogli di pvc è molto semplice, basta un taglierino, un pennarello per fare una riga, e stiamo attenti a tagliare solo uno dei due fogli, in modo che piegando rimanga comunque ancora tutto intero.

Seminiamo.

Ora che il nostro semenzaio è pronto, non ci resta che comprare il terriccio e i semi. Possiamo poi usare le confezioni delle uova come vasetti, oppure vasetti dello yogurt, ma ricordiamoci di bucarli sotto.
Il terriccio per semenzaio deve essere molto leggera, di solito la mischiamo con perlite, o argilla, si può usare anche la torba. Non importa che sia un terriccio ricca di alimenti, l'importante è che sia leggera, perchè sui semi deve essere lieve.
Scegliamo cosa seminare, io per ora ho messo pomodori, melanzane, peperoni, lattuga, porri e cicoria rossa. Una volta riempito di terriccio il nostro vasetto, scriviamo di cosa si tratta, mettiamo tre o quattro semi ricopriamo con un leggerissimo strato di terra, inumidiamo con uno spruzzino, chiudiamo il semenzaio e aspettiamo.
Ricordiamoci di inumidire i giorni seguenti.

Coltivare ortaggi in Sardegna per seminare consapevolezza nel resto del mondo.
Enjoy your gardening!

lunedì, gennaio 20, 2014

collezione orto: primavera-estate 2014

Vediamo, ora, cosa indosserà il nostro orto nella stagione primavera-estate 2014

La prossima primavera-estate, il mio orto vuole essere femminile, romantico e glamour.

Ruolo chiave della collezione è senza dubbio la ricerca dei semi biologici, delle piante più adatte al tipo di terreno, tenendo conto delle consociazioni e successioni delle colture. I colori come protagonisti indiscussi di una stagione vitale come la primavera-estate. Ma non solo ortaggi nel nostro orto. Il must è il campo fiorito, se sono fiori di campo ancora meglio. Un campo che sia frivolo davanti, ma rigoroso dietro. Una materia prima dalla quale possiamo ottenere dell'ottimo foraggio, o arricchire una splendita compostiera.


La palette di colori va, dall'acceso rosso pomodoro al verde smeraldo dell'anguria, passando per le sfumature caraibiche dei peperoni, e infine tuffarsi nel viola melanzana.
Il pomodoro, un ortaggio forte e vitale, un colore da sempre simbolo di passionalità, ma che non rinuncia all’eleganza pur avendo una vita frenetica. Cosa indosserà, ancora il nostro orto? Le righe. Chi l'ha detto che le righe sono solo Black&White! Un'alternanza inusuale stimola la nostra creatività, accresce la nostra personalità, ci sfida ad accettare abbinamenti improbabili. L'orto è arte e in questo caso è superlativa. L'anguria striata dona all'orto freschezza e magrezza. Il frutto, e noi con lui, acquistiamo dinamismo, grazie alle linee verticali.
anguria lunga striata
Al ritmo di mambo, i peperoni sfoggiano con ironia la loro stoffa, quasi si trattasse di chiffon o raso pesante, dando un tocco divertente all'orto. La melanzana, quando la forma riesce a dare un significato semantico ad un concetto, che non potrebbe esprimersi altrimenti. Un colore, una forma, una texture che non può certo mancare nell'orto primavera-estate.
Come gran finale, celebrazione della famiglia delle cucurbitacee: le zucchine ammantate di mistero, ma non troppo, si decorano il capo con vistosi fiori giallo oro, le zucche ornamentali, le uniche capaci di decidere che forma ha la propria libertà.

Tutto questo e altro potrete ammirarlo nel mio orto quest'estate. Vi aspetto in Sardegna!

Nel gran finale, celebrazione degli abiti bianchi, con spose d’avanguardia, le uniche capaci di decidere che forma ha la propria libertà. - See more at: http://www.vogue.it/sfilate/commenti-quotidiani-alle-sfilate/2011/09/live-on-vogue-day-4#sthash.gPHwIDe1.dpuf

domenica, gennaio 19, 2014

vocazione contadina

Riscoprire la vocazione contadina.
Il boom economico ha portato via i nostri genitori, o i nostri nonni, dai campi, la nostra generazione (penso ai 30-40 enni) ci sta tornando. Chi può coltiva nel giardino di casa, altri il balcone, chi proprio non ha spazio coltiva le aiuole in città, ci si appropria di spazi pubblici. Questi sono gli orti urbani. Nascono spontaneamente, qualche volta per mano di anziani abitanti di quartieri periferici, ma sempre più spesso anche da giovani.


Ma la realtà degli orti urbani è una materia complessa, che merita di venir raccontata. Lo fanno Filippo Perfido e Michele Comi gestendo il progetto orto e mezzo, una tv, un sito, un programma televisivo su la effe, un tumblr. Tra qualche tempo anche un libro, che racconta la realtà degli orti urbani in giro per l'Italia, con una ricostruzione storica degli orti, della loro origine. Nel sito raccontano di persone che hanno deciso di coltivare un orto urbano, pubblicano tutorial su pratiche colturali, intervistano anziani proprietari di orti urbani. Organizzano incontri, fanno didattica. Con lo stesso intento didattico c'è Growtheplanet, che si occupa di orti, cibo e benessere. Una community dove si può caricare virtualmente il proprio orto, fare amicizia, scambiarsi idee e consigli, dei contadini 2.0 a tutti gli effetti. Una community inclusiva che tende ad ampliarsi con scambi di ricette, news e consigli su come stare meglio. 
Un altro progetto interessante è Miraorti. Nasce con l'intento di riqualificare un territorio dal basso, con la regolamentazione degli orti urbani spontanei, creati in zona Mirafiori. Una progettazione di orti che si inserisce in un'idea più ampia di gestione di verde pubblico e parchi. Degli orti più condivisi, viitabili, con vocazione didattica.

Crediamo in bio.
Spesso negli orti urbani si seminano piante biologiche, con metodi di coltivazione naturali, vocati al biologico. Questo fa sì che si inneschi una produzione di semi amatoriale a salvaguardia della biodiversità, a favore di una diffusione di semi senza marchi di fabbrica o brevetti.
Che dire, la trasmissione LineaVerde in tv ha sempre avuto il suo pubblico. La tv però ha il solito difetto che non si condivide, ma si subisce. Nei blog e nei social media la condivisione è immediata e spontanea, se non hai capito una cosa, puoi sempre fartela rispiegare. Quindi ben venga la conoscenza condivisa, anche quella agricola. Più persone consapevoli fanno una società progredita.



sabato, gennaio 18, 2014

come possiamo usare le bacche di mirto?

Vorrei trovare un'idea travolgente che abbia la stessa forza delle plastiche di Burri. Oppure coltivare degli ortaggi così buoni, che chi li mangia diventa buonissimo. Trovare un modo di coltivazione che rivoluzioni l'agricoltura mondiale. Mentre penso a come svoltare la mia carriera di bracciante agricola, mi capitano per le mani tre chili di bacche di mirto.

fresche e profumate bacche di mirto

Ci vorrebbe un idea rivoluzionaria, trasformare queste bacche in qualcosa che la gente non ha mai visto, in un qualcosa al quale non si possa rinunciare. Una cosa bella da vedere, e buona da gustare. Una cosa che faccia conoscere, la Sardegna, al mondo intero. Che se ci sono un tedesco, uno spagnolo e un milanese e tu dici mirto, il milanese pensa subito alla Sardegna, ma anche il tedesco eh! 
Oppure mi affido alla tradizione vecchia di un secolo e faccio il liquore di Mirto, ma lo chiamo M'orto, o Mirt'orto? Perchè la campagna c'entra sempre.
Crescerà anche spontaneamente, l'arbusto, ma ci vuol sempre qualcuno che lo raccolga, il frutto. Esiste un attrezzo per facilitare la raccolta del mirto, alcuni utilizzavano un modo un po' barbaro per raccoglierlo. Tagliavano i rami, gli lasciavano seccare per due giorni, poi bastava scuoterli per far cadere le bacche nelle ceste. Ma io no, io li raccolgo con questo attrezzo.


Pettina le foglie, ma cadono solo le bacche. Dopo averle raccolte le portiamo a casa e le laviamo per bene. Ma non starò mica qua a scrivere la ricetta per filo e per segno! Il mirto, in Sardegna, si fa in casa, per uso familiare e amicale. La ricetta è scarna, tradizionale e scarna, meglio se fotocopiata dal quaderno della nonna.
  • 700 g. di bacche di mirto
  • 1 L. di alcool
  • 1 L. e mezzo di acqua
  • 600 g. di zucchero (se ne possono usare anche 500 g. dipende dai gusti)
Mettete a macerare le bacche di mirto nell'alcool per 40 giorni. Mettetevi un promemoria, oppure scrivetelo nel calendario. Passato questo tempo fate bollire l'acqua, scioglieteci dentro lo zucchero, fatela raffreddare. Filtrare l'alcool e aggiungetelo all'acqua zuccherata, ormai fredda. Conservate al riparo da sguardi ingordi, per almeno dieci giorni. Ora potete berlo!

bacche di mirto macerano nell'alcool

Ho estratto i semi da alcune bacche e gli ho seminati in semenzaio, vi faccio sapere se crescono. Ma se vi dico mirto a cosa pensate?



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giovedì, gennaio 16, 2014

indovinello

Indovinate come si chiama il produttore cinese di agrumi?


Agru Mi

Molto brutta questa, vero?
Invece, Agru-Mi è una bella iniziativa che si svolge a Milano, domenica 16 Febbraio 2014, dalle ore 10 alle 18, a Villa Necchi Campiglio, di proprietà del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Sono arrivati alla terza edizione, le precedenti sono state tutte dei successi. Un orgia di colori, odori e sapori. Una concentrazione di vitamina C da far invidia alle aspirine. L'intero universo della famiglia delle  Rutaceae tutto concentrato in uno spazio, a far mostra di se, delle sue diversità, per fortuna non solo mandaranci.

Nello spazio del campo da tennis della Villa il pubblico potrà ammirare una collezione straordinaria di piante di agrumi raccolte negli anni dal vivaista Davide Chiaravalli che presenta e illustra ai visitatori una rassegna tra le più complete delle diverse varietà esistenti.
Dal sito del FAI si apprende che vi saranno dei laboratori di glassatura degli agrumi a cura del confettiere Pietro Romanengo di Genova. 
In mostra anche i mille e più prodotti che si possono ottenere da questi meravigliosi, che non loderemo mai abbastanza. 
Allora chi può, vada a riempirsi, gli occhi, il naso e la bocca di meraviglia.
 

Nello spazio del campo da tennis della Villa il pubblico potrà ammirare una collezione straordinaria di piante di agrumi raccolte negli anni dal vivaista Davide Chiaravalli che presenta e illustra ai visitatori una rassegna tra le più complete delle diverse varietà esistenti. - See more at: http://www.fondoambiente.it/eventi/Index.aspx?q=agrumi-2014#sthash.NZYn947V.dpuf

Domenica 16 febbraio 2014, dalle ore 10 alle 18, Villa Necchi Campiglio - See more at: http://www.giardinaggioindoor.it/2014/01/16/agru-mi-un-mondo-di-agrumi/#sthash.4A7K5Rfs.dpuf
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