martedì, dicembre 31, 2013

boicotta il mandarancio

Può essere un proposito per l'anno nuovo, o una battaglia di lunga data. Ma oggi, più che mai, le nostre tavole sono piene di arance e di (ahimè) mandaranci, a discapito dei sempre amati mandarini.
Cos'è il mandarancio? Non è un mandarino, non è un arancia. Solo che l'arancia la mangiamo ancora, il mandarino, invece no. Salviamo il mandarino, salviamo la biodiversità, non lasciamo che venga dimenticato.
Riportiamo il mandarino nelle nostre tavole.
Non è solo fonte di vitamina C, non è solo buono da mangiare. Il mandarino è anche un gioco. Chi non ha mai spruzzato la buccia del mandarino, nell'occhio del fratello, con sommo divertimento di tutta la famiglia?! 
Allora buon 2014 pieno di mandarini. 

lunedì, dicembre 30, 2013

piccole piantine crescono

Finalmente una bella mattinata di sole! Dispiace dirlo, ma assieme ai semi sono nate e cresciute delle erbe che forse non si possono mangiare. Così oggi ho passato la giornata a fare spazio alle piantine che timidamente stanno crescendo.
Signore e signori abbiamo: finocchi, spinaci, insalata, bietole da costa, patate, cime di rapa e aglio.

Ecco, una cosa che si impara, facendo l'orto, è la programmazione, e si fa l'abitudine alla lentezza, o a un tempo diverso diciamo.

Anche le arance e i mandarini, si prendono il loro tempo. Con calma. Un passo alla volta arriveremo anche al 2014, anche perchè ci siamo!
 

giovedì, dicembre 26, 2013

arancione mandarinetto

L'arancione ha un nome didascalico, non trovate? Io, sì. 
Piove, tira vento e fa freddo. Cos'altro. C'è in giro la tempesta di natale, che verrà a trovarci tutti i natali, immagino. 
Allora si resta in casa, si ci alza tardi, si fa colazione con crepe e marmellata d'arancia alle undici e mezza, con un bel caffè caldo. Ma non un caffè beverone, un caffè ristretto. 
Chi è fortunato ha molti agrumi in casa, in questo periodo, o forse se li può comprare. Io li raccolgo dalle piante.
Cosa ci faccio con questi mandaranci? Un bel mandarinetto no! 
Presto, cerchiamo la ricetta del mandarinetto. Non so voi, ma io, quando cerco una ricetta su internet scarto, il blog giallozafferano non li sopporto proprio. Preferisco dare una prima occhiata ai risultati proposti da google, poi se non mi piacciono, vado nei foodblog che già conosco.
La ricetta del mandarinetto l'ho presa da kittyskitchen e non mi pare si discosti tanto dalle altre, trovate in rete. Oggi ho messo a macerare le bucce, tra quindici giorni inizia la seconda fase, e dopo altri 20 giorni la terza: berlo!

lunedì, dicembre 23, 2013

il giardino di mandarini

agrumeto: bosco di gioia

Cammino tra gli alberi toccando le foglie, annusando i frutti ancora acerbi, non ancora arancione pieno. Come un cane da caccia annuso nell'aria, nessun altro odore mi distrae dal produmo di mandarini. Il tuo profumo io prenderò. Strisciando tra l'erba inseguo il tuo profumo e prima che sia troppo tardi lo prenderò. Passeggiando tra gli alberi di agrumi mi chiedo come posso portarmi via questo profumo.

Olio essenziale.
L'essenza di agrumi, per tutti i tipi di agrumi, dal pompelmo al mandarino, passando per il bergamotto agisce sulla sfera psico-emotiva migliorando il tono dell'umore. Ha un potere antisettico e la proprietà di rallegrare il cuore, mettere di buonumore e sciogliere lo stress.
Aiuta nei momenti di tristezza, allevia l'ansia, rende positivi e rasserena donando allegria. L'olio essenziale di mandarini, in particolare, è adatto ai bambini donando loro allegria. Per questo passeggio volentieri nell'agrumeto e quando è  stagione riempio la cucina di frutti freschi.
Favorisce anche il buon funzionamento dell'apparato digerente.

Come estrarre l'olio essenziale.
Dagli agrumi l'olio si estrae per pressione, ma esiste anche un metodo casalingo per estrarlo. Raccogliamo le buccia d'arancia o di mandarino e facciamole seccare, dopodichè riduciamole in piccoli pezzi con un tritatutto. Fatto? Molto bene. Ora prendiamo della vodka, basta un bicchiere e vi immergiamo le bucce tritate non dovremo fare altro che chiudere il vasetto e agitarlo almeno tre volte al giorno per una settimana, più lo agitiamo meglio sarà. Alla fine del periodo coliamo con delle garze il contenuto rimasto nel vasetto, ecco la nostra essenza di agrumi.

Questi giorni mi dedico a fare biscotti e marmellata d'arance, domani gelatina di mandarini, e un liquore al mandarino.

Fino al nuovo anno niente lavori all'orto, guarderò le piantine crescere respirando olio essenziale d'agrumi per un po' di gioia.

Buonanotte.

giovedì, dicembre 19, 2013

Continuano i lavori nell'orto


Dicembre: lavori nell'orto
In alcune zone d'Italia, nei mesi invernali non si lavora l'orto, ci si limita a preparare il terreno per le semine primaverili. In Sardegna si può già seminare e raccogliere verdure. Io ho seminato le fave. 
Gli agrumi maturano coglierò l'occasione per preparare delle marmellate. Le patate crescono e tra due settimane saranno da rincalzare.

Gli agli vanno avanti si potranno raccogliere a giugno, i piselli crescono e in primavera si raccoglieranno i primi bacelli, gli spinaci si fanno largo tra le erbe comuni, le cime di rapa crescono.
Mi sono occupata della pacciamatura del bancale sinergico. Per pacciamare si usa la paglia, o altro materiale biodegradabile, si può usare anche il cartone. La pacciamatura imita lo strato di foglie o compost che si forma spontaneamente in natura. Non so se siete mai stati in un bosco, nel bosco la terra non è mai nuda, e le piante stanno benissimo.
La pacciamatura ha diversi compiti:
  • protegge il suolo dal compattamento e dal dilavamento causato da pioggia e vento
  • riduce la perdita di umidità
  • facilita la proliferazione di lombrichi e microorganismi
  • protegge dal gelo le piante
  • controlla la diffusione di erbe spontanee.

Le quattro stagioni della pacciamatura
La copertura che applichiamo al bancale dura per sempre, o quasi, siamo noi a doverla rigenerare. In primavera la diradiamo per fare posto alle piante creando gli alloggi. In estate, quando le temperature sono molto alte intensifichiamo la pacciamatura con un bel strato generoso in modo da proteggere le piante dall'evaporazione e dalla siccità.
In autunno il processo di degradazione accelera e la pacciamatura si integra al terreno creando un compost di superficie. Anche le verdure lasciate nel bancale contribuiscono a creare pacciamatura dopo essersi degradate.
In inverno ripristiniamo la paglia se ci sembra carente.

Se la giornata è ventosa dobbiamo bagnare la paglia se non vogliamo che la porti via il vento.

Nutro delle speranze, potrei anche riuscire a non avere fame la prossima primavera!

lunedì, dicembre 16, 2013

aiuola sinergica

A-I-U-O-L-A se avete difficoltà, come me, a mettere in fila le vocali potete chimarle bancali. Così si chiamano in agricoltura sinergica le aiuole create con la terra, sulle quali mettere a dimora le nostre piante.

bancale prima della paglia
Oggi dovevo solo posizionare il tubo per l'irrigazione a goccia nel bancale e per avere compagnia ho messo a pascolare le galline. Si prospettava una tranquilla mattina di lavoro all'orto, il sole sardo di dicembre, il cielo azzurro, il silenzio della campagna, io e le galline felici, razzolanti e sicure. Le galline sono animali innocui chiusi nel loro recinto, ma libere sono molto difficili da gestire, soprattutto se rincorse da un cane.
In un attimo il delirio, il cane strisciante che si fionda sui pennuti e questi che corrono per tutte le direzioni e io che non so a chi dare la precedenza.
Riesco ad allontare il cane e a spingere le galline dentro il pollaio, tranne una che spicca il volo e si pianta, letteralmente, sull'ulivo. Sembra morta, non si muove e forse non respira. Chi sale sull'albero a tirare giù una gallina morta?
La campagna ti insegna che ci sono che vanno fatte quando vanno fatte, non esiste rimandare a domani. Allora salgo sul tetto della casetta sotto l'ulivo con una scopa cerco di rimuovere il corpo della gallina, che vola via di nuovo. Non era morta! Dopo un nuovo inseguimento, manco fossimo nelle strade di San Francisco, riesco a chiudere la gallina nel pollaio.
Ancora oggi, ogni volta che mi avvicino al pollaio quella gallina non si accosta alla porta come le altre, ma corre dalla parte opposta.

Appena sistemata la paglia sul bancale potrò piantarci le piantine, per la settimana prossima ho in programma di seminare le fave.
Per ora dall'orto è tutto.



domenica, dicembre 15, 2013

novella Scarlett O'Hara

Hai ma avuto fame? Hai fatto molti debiti e non avuto onore in cambio? Sei uno sconfitto dal mercato? Io sì, ho visto la fine, la catastrofe inevitabile, ma non ho costituito una banda armata, ho fatto come Scarlett O'Hara.

Scarlett O'Hara giura che mai più soffrirà la fame
Scarlett O'Hara mangia e vomita un tubero giurando davanti a Dio che mai più soffrirà la fame, anche a costo di dover mentire, rubare o uccidere. Quando le cose vanno male si torna a casa, nel posto che meglio conosciamo, tra le persone che ci amano incondizionatamente. Se la casa è circondata da ettari ed ettari di terra, il ritorno è scontato. Almeno così dovrebbe essere. Salvo ricordarti il perchè te ne eri andato.  

I sardi se ne vanno.
Dicevo del rientro a casa. I sardi sono abituati a viaggiare, spesso per lavoro più che per piacere. Noi non viaggiamo, spesso partiamo e non torniamo. Ho creduto alle storie che ci hanno raccontato per anni, in famiglia, a scuola e in altri luoghi: la storia che in Sardegna non c'è niente, non c'è lavoro e non ci sono prospettive di vita.
Ho creduto che in Sardegna non ci fossero scuole per me, ho preferito credere che fossero tutti omofobi, invece che parlare a ognuno della mia omosessualità.
Ci hanno ripetuto per anni che in Sardegna non c'era niente, che nei nostri paesi non c'è niente, e invece non è vero niente, ci siamo noi, assieme agli altri che non se ne sono andati.
Per fortuna poi si leggono altre storie che fanno ritrovare la via di casa.

Qualche volta ritornano.
Noi siamo una risorsa per le nostre comunità e per il nostro territorio, quest'ultimo abbandonato a se stesso, cade vittima di misteriose cementificazioni abusive.
Io ho deciso di prendermi cura del mio orto, di condividere il mio destino con la comunità nella quale ho scelto di vivere. Mi piacerebbe che prendesse piede questo modo di sentirsi parte di una comunità, cercare di creare economia di prossimità. Una comunità che condivide un territorio e che è consapevole del fatto che questo territorio va tutelato e salvaguardato per il bene comune.

Non lasciamo che siano altri a scrivere la nostra storia.


mercoledì, dicembre 11, 2013

prove di sinergia: finalmente la paglia

Se orto deve essere, che orto sia! Non sapendo niente di come si coltiva il primo passo è leggere, leggere qualsiasi cosa su come coltivare. Così mi sono imbattuta in Emilia Hazelip e nell'agricoltura sinergica. Uno dei primi suggerimenti per avviare l'orto è conoscere e studiare l'area di terreno che si intende coltivare.


L'agricoltura sinergica.
Emilia Hazelip era un'agricoltrice spagnola che ha fatto suoi gli insegnamenti di Masanobu Fukuoka e del suo libro "La rivoluzione del filo di paglia" trovando la strada per un agricoltura sostenibile e produttiva. Secondo la sua esperienza e i suoi studi, le piante, durante il loro processo di crescita e produzione fertilizzano il terreno tramite le radici. La terra è un organismo vivente. Affascinata dai suoi studi ho deciso che avrò le mie aiuole sinergiche.

le mie aiuole sinergiche
I principi fondamentali dell'agricoltura sinergica sono quattro:
  • non lavorare il suolo;
  • non usare fertilizzanti;
  • non usare prodotti chimici di sintesi;
  • non compattare il suolo.

Per applicare questi principi realizziamo delle aiuole permanenti, anche dette bancali. Altro non sono che cumuli di terra a trapezio, larghi circa 120 centimetri e alti da 30 a 40 centimetri con la parte alta pianeggiante e i lati scoscesi, nella quale mettiamo a dimora le nostre piantine e i nostri fiori. I bancali vengono coperti con una pacciamatura organica permanente: la paglia.
Mi hanno regalato una balla di paglia con la quale sono riuscita a sistemare due aiuole, prima di pacciamare ho corredato il bancale di sistema di irrigazione a goccia.
Ma ecco un video che traduce in immagini queste poche righe: il giardino di Emilia Hazelip.

 

A che punto sono le altre piantine.

Germogliano e spuntano le prime piantine, le cime di rapa, i piselli, e qualche ciuffo di spinacio e poi ancora, insalate, cicoria palla rossa, broccoli. Quando si ha abbastanza spazio è bene coltivare anche le patate, io ho messo quelle a pasta gialla. Il clima mite delle coste sarde consente di coltivare patate tutto l'anno. 
le patate
Nei bancali seminerò fave e piselli, lungo i bordi l'aglio e i porri, le insalate e qualche fiore.
Ma altre idee mi frullano per la testa: spostare il pollaio, produrre compost, fare un laghetto, mettere piante da frutto, organizzare una mini serra.
Coltivare la terra richiede impegno e costanza, intanto con il metodo sinergico ci siamo tolti il disturbo di arare.

Non vedo l'ora di mangiare qualcosa del mio orto!


sabato, novembre 23, 2013

Il piano bi

Nel 2012 qualcuno parlava dei Maya, qualcunaltro parlava dell'anno nuovo come di un anno di cambiamenti. Grandi stravolgimenti. Forse mi sono lasciata trascinare da queste dicerie volendo cambiare completamente la mia vita e quella della mia compagna.

Nella primavera 2013 abbiamo chiuso il pastificio (Piano, non spingete), venduto la macchina di Iride, affittato/non affittato la casa di Iride, venduto tutto quello che non poteva venire con noi. Compresa l'attrezzatura del laboratorio, a una stronza. Il piano era lasciare al più presto l'Italia, considerato dai più un Paese di merda.
Dove abbiamo pensato di far progredire le nostre esistenze? In Islanda, a Reykjavik. Per dettagli sull'avventura, vi rimando al blog a Reykjavik con lo scotch. Diverse cose abbiamo capito e imparato in Islanda, che vivere senza verdure è brutto, ma brutto brutto. Quando le uniche verdure a chilometro zero sono il peperone, il pomodoro, il cetriolo, e i funghi champignon, vuoi solo una cosa: tornare a casa. Potrei iniziare ora un discorso su come il valore delle cose è direttamente proporzionale alla loro mancanza. Ma non lo farò.
Un'altra cosa di cui ci siamo rese conto è che il vento può uccidere, ma se sopravvivi può sempre farlo il freddo.

le oche selvatiche hanno il loro sistema
Il piano Bi.
Questa non è la storia di una vittoria, non è il tutorial su come fare soldi nel più breve tempo possibile. Al contrario è il blog di continui fallimenti, di perdite affettive e no.
Quando penso a persone che hanno perso e poi vinto e poi perso, nella loro vita, non posso non pensare a Scarlett O'Hara, la protagonista di Gone with the wind.
Cosa fa Scarlett O'Hara ad un certo punto di Gone with the wind, dopo averne già passato non poche? Torna a casa con ancora in corso la guerra, così abbiamo voluto fare noi. Abbiamo messo in pratica il piano B. Andare in Sardegna a fare l'orto, ed eccoci qua. Con in mano "Il mio orto biologico" siamo pronte a mangiare solo quello che riusciremmo a coltivare.

questi i nostri due ettari scarsi
La prima visita al terreno ci fa temere da subito che per l'inverno non mangeremo molto. Il posto è incolto da anni, noi siamo solo due, non sappiamo niente di agricoltura!
Siamo per fortuna in due, per fortuna esistono i libri su quali informarsi, e poi c'è il web, che pullula di agricoltori, anche Michelle Obama ha l'orto alla casa bianca.
Dopo il primo sopralluogo, su consiglio di anziani contadini tra i quali mia mamma, decidiamo di fare trattorare per liberarci più in fretta dell'erba.
L'avevo detto che era una storia di disastri, di cose fatte senza prestare la minima attenzione al proprio bagaglio d'esperienze.
Si può scegliere di cambiare vita ogni volta che lo si vuole, ma bisogna conoscere le proprie forze e i propri limiti.
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