
Meno del 5% della popolazione dell'Islanda è impegnata in agricoltura. L'allevamento del bestiame, soprattutto pecore e la produzione di latticini sono le principali occupazioni .Circa un quinto della terra è arabile, la maggior parte utilizzati per il pascolo . Le serre sono comuni , soprattutto nella parte meridionale del paese .
La produzione di carne e latticini è principalmente per il consumo interno . Le colture principali sono fieno , patate e altri ortaggi a radice . Coltivazione di altre colture , come l'orzo e avena , è aumentata rapidamente negli ultimi 10 anni. Sono stata in Islanda, l'anno scorso, a Reykjavik, per qualche mese. Certo, non c'è abbondanza di verdure, ma credo che andando a un passo dal Polo, non sia quella l'aspettativa. Ho mangiato tanti pomodori, funghi champignon, peperoni e cetrioli, insalate di vari tipi e patate. Mi sembra un elenco di tutto rispetto. Ortaggi e fiori vengono coltivati principalmente in serre riscaldate con acqua geotermica e vapore. Una delle prime cose che il ragazzo, che ci faceva da cicerone, ci ha raccontato, è stata che l'Islanda, nel secondo dopoguerra, è stato il primo paese europeo esportatore di banane.

Ma nei market, non ho mai visto banane prodotte in Islanda. Le serre e le aziende agricole sono diffuse soprattutto nel sud del paese, che ha il clima più "temperato" rispetto al resto dell'isola. L'Islanda è praticamente autosufficiente in alimenti freschi e prodotti caseari , ma importa la maggior parte degli altri prodotti alimentari.
L'ingeneroso confronto con la Sardegna
La Sardegna è una terra fertile e con un clima vocato all’agricoltura e all’allevamento, eppure a seconda delle stagioni importa ogni anno dal 70 all’85% del cibo che si mangia e l’agricoltura rappresenta poco più del 4% del nostro prodotto interno lordo. Per incentivarla si investe appena lo 0,15% dei fondi regionali e non si fa abbastanza per diffondere una cultura alimentare orientata alla qualità locale. Per questo nella spesa media dei sardi ci sono pochissimi prodotti sardi e nelle mense di ospedali, scuole e fabbriche la quota di cibo fatto in Sardegna è ancora scarsa.
Queste poche righe, che bene descrivono la situazione sarda, sono prese dal sito di
sardegna possibile. Hanno capito più cose loro in sei mesi, che i governi regionali che si sono succeduti negli ultimi dieci anni, ma anche dal dopoguerra a oggi direi. Deve mettersi a riposo, una intera generazione che ci ha portato a questo punto, se volevano fare dell'agricoltura un'industria del cibo, non ne sono stati capaci, si accomodino alla porta.
L'agricoltura del futuro sarà, di nuovo, quella fatte dalle famiglie, dai giovani agronomi e dagli appassionati contadini 2.0.
Avvertenza: in questo post è presente una dichiarazione di voto, a favore di Michela Murgia presidente.
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