domenica, gennaio 19, 2014

vocazione contadina

Riscoprire la vocazione contadina.
Il boom economico ha portato via i nostri genitori, o i nostri nonni, dai campi, la nostra generazione (penso ai 30-40 enni) ci sta tornando. Chi può coltiva nel giardino di casa, altri il balcone, chi proprio non ha spazio coltiva le aiuole in città, ci si appropria di spazi pubblici. Questi sono gli orti urbani. Nascono spontaneamente, qualche volta per mano di anziani abitanti di quartieri periferici, ma sempre più spesso anche da giovani.


Ma la realtà degli orti urbani è una materia complessa, che merita di venir raccontata. Lo fanno Filippo Perfido e Michele Comi gestendo il progetto orto e mezzo, una tv, un sito, un programma televisivo su la effe, un tumblr. Tra qualche tempo anche un libro, che racconta la realtà degli orti urbani in giro per l'Italia, con una ricostruzione storica degli orti, della loro origine. Nel sito raccontano di persone che hanno deciso di coltivare un orto urbano, pubblicano tutorial su pratiche colturali, intervistano anziani proprietari di orti urbani. Organizzano incontri, fanno didattica. Con lo stesso intento didattico c'è Growtheplanet, che si occupa di orti, cibo e benessere. Una community dove si può caricare virtualmente il proprio orto, fare amicizia, scambiarsi idee e consigli, dei contadini 2.0 a tutti gli effetti. Una community inclusiva che tende ad ampliarsi con scambi di ricette, news e consigli su come stare meglio. 
Un altro progetto interessante è Miraorti. Nasce con l'intento di riqualificare un territorio dal basso, con la regolamentazione degli orti urbani spontanei, creati in zona Mirafiori. Una progettazione di orti che si inserisce in un'idea più ampia di gestione di verde pubblico e parchi. Degli orti più condivisi, viitabili, con vocazione didattica.

Crediamo in bio.
Spesso negli orti urbani si seminano piante biologiche, con metodi di coltivazione naturali, vocati al biologico. Questo fa sì che si inneschi una produzione di semi amatoriale a salvaguardia della biodiversità, a favore di una diffusione di semi senza marchi di fabbrica o brevetti.
Che dire, la trasmissione LineaVerde in tv ha sempre avuto il suo pubblico. La tv però ha il solito difetto che non si condivide, ma si subisce. Nei blog e nei social media la condivisione è immediata e spontanea, se non hai capito una cosa, puoi sempre fartela rispiegare. Quindi ben venga la conoscenza condivisa, anche quella agricola. Più persone consapevoli fanno una società progredita.



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